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giovedì 19 aprile 2012

"Incontro sulla Green Economy”

Si terrà martedì 24 aprile 2012 alle h 10,00 presso l’Istituto professionale Servizi per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale in Via delle Calabrie 63 a Salerno il convegno “Il progetto Life+ & la Green Economy” rientrante nell’ambito dell’attività di consapevolezza pubblica e disseminazione del progetto Life + SUN EAGLE che sta riscuotendo interesse e consenso da parte di Enti, Istituti Scolastici, Associazioni, ecc. su tutto il territorio meridionale. Il saluto e l’introduzione ai lavori è a cura della Dirigente Scolastico Carmela Bove, seguirà l’intervento del presidente dell’A.I.C. provinciale di Salerno Donato Scaglione sul futuro delle filiere agricole meridionali, Michele d’Elia e Antonio Ansalone approfondiranno argomenti legati alle opportunità per lo sviluppo del settore primario e della green economy. Il progetto “Endorsement Action for Governance of Local Environment” dell’Unione Europea, le tematiche da esso trattate, la rete di partner e i territori coinvolti saranno presentati da Vincenzo Quagliano, amministratore della QS & Partners di Salerno e consulente ANCI Campania per le azioni di supporto tecnico alle politiche energetiche ed ambientali.
La struttura capofila del progetto E.A.G.L.E. finanziato dall’U.E. è la Seconda Università di Napoli alla cui attuazione collaborano l’ANCI Campania, il Laboratorio CRAET, la provincia di Salerno, 17 comunità montane ubicate nelle Regioni Campania, Basilicata, Molise e Puglia, 2 Unioni di Comuni e 161 Comuni.

domenica 15 aprile 2012

Training Around System

Nell'ambito del Programma Training Around - Programma di Tirocini Formativi e di Orientamento all'Estero -, promosso dal Settore Politiche Giovanili della Regione Campania e attuato da Campania Innovazione, è stato emanato l'Avviso Pubblico relativo al Programma Training Around - SYSTEM. Un'opportunità per i giovani laureati campani: il Programma Training Around - SYSTEM sostiene l'accrescimento delle professionalità acquisite e valorizza capacità e potenzialità, in termini professionali ed occupazionali. Nell'ambito del Programma Training Around - SYSTEM è possibile richiedere una borsa di studio per lo svolgimento di un percorso di tirocinio formativo e di orientamento non retribuito, della durata minima di tre mesi, presso istituzioni, organismi ed aziende estere - di natura pubblica e/o privata - per il quale si è avanzata regolare istanza di candidatura e si è stati ammessi alla partecipazione. Il contributo per ciascuna borsa di studio è pari ad un importo lordo di € 1.000,00 per ogni mese fino ad un massimo di € 5.000,00 per l'intera durata del tirocinio all'estero. Nell'Avviso pubblico sono indicate le opportunità di tirocinio offerte dalle Istituzioni/Organismi/Aziende estere ospitanti e ogni candidato dovrà indicare nella propria domanda di partecipazione il codice del tirocinio per il quale intende candidarsi. Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione al Programma Training Around - SYSTEM è il 15 maggio 2012 entro le ore 12,00.
Per scaricare l'Avviso Pubblico con i requisiti di accesso, la procedura di selezione, le tipologie di tirocini all'estero e le modalità di partecipazione clicca qui.
Per scaricare la domanda di partecipazione clicca qui.
Per ulteriori informazioni:
Sportello Training Around - Tecnostruttura di Campania Innovazione S.p.A.
Via Coroglio 57/d - Napoli.
Dalle 10:00 alle 15:00, dal lunedì al venerdì.
Tel. +39.081/7352.580-483 - Fax +39.081/735.22.12
mailto:%20trainingaround@agenziacampaniainnovazione.it
http://www.agenziacampaniainnovazione.it/

sabato 14 aprile 2012

"Fare Impresa? Non è più un’impresa"

Parlare di start up significa parlare di come liberare molte energie latenti che ci sono nel Paese, e di come costruire insieme un’Italia che vuole rimettersi a crescere e dare risposte concrete alle giuste aspirazioni dei giovani più intraprendenti.

Con molte delle persone che interverranno oggi abbiamo cominciato già da diverso tempo – nelle vite precedenti – a discutere di innovazione, merito, giovani, start up, e non può che farmi piacere che la giornata di oggi sia dedicata a lanciare un’iniziativa di sistema così convincente che ambisce a sostenere i progetti di molti potenziali nuovi imprenditori.

Mi fa chiaramente piacere vedere che dopo quattro anni di “sperimentazione”, ci sia adesso l’obiettivo di rafforzare l’iniziativa Fulbright BEST in termini tanto di attori coinvolti quanto di giovani che potranno concretamente giovarsi di questa “opportunità di accelerare la vita”.

Di questo progetto apprezzo, in particolare, che i giovani italiani che portate dall’altra parte dell’Atlantico a osservare, studiare, capire come funziona il modello americano, aprano poi start up qui da noi in Italia; così come trovo di estrema lungimiranza questo lavoro di costruzione di nuovi ponti tra Stati Uniti e Italia. Ci tenevo quindi ad essere qui di persona non per portarvi un saluto di rito, ma perché ci credo profondamente. Sono qui per incoraggiarvi e per dirvi che siamo disposti a capire con voi come aiutarvi a fare in modo che questo progetto “mille giovani in tre anni” possa realizzarsi al meglio.

So che la stessa LUISS ha un incubatore vicino alla stazione Termini – EnLabs – che ospita una ventina di start up.

Premesso questo, vorrei approfittare di questo evento dedicato alle start up per condividere con voi quello che stiamo facendo noi su questo fronte.
Anzitutto, una parola sul “perché” ritengo che sia importante che il Ministero dello Sviluppo economico e il Governo – e in generale tutto il Paese – si mobilitino seriamente per favorire la nascita e lo sviluppo di nuove imprese innovative.

Il “perché” nasce dalla questione centrale con cui ciascuno di noi si confronta ogni giorno, che è la crescita, lo sviluppo per creare posti di lavoro. C’è un malessere generale nel Paese, legato alla mancanza di occupazione ma anche alla scarsa qualità dell’occupazione, che sta diventando un problema sempre più non solo economico, ma anche sociale. Ora, per rilanciare l’occupazione – e per rilanciare quella crescita economica sostenibile che genera buona occupazione – tutti sappiamo che non esiste la bacchetta magica e che non si possono cercare scorciatoie. Sappiamo che ci sono tante misure che devono essere adottate su molti fronti. Dobbiamo combinare riforme strutturali per assicurare crescita sostenibile di medio periodo, con interventi più di breve periodo che portino anche ad effetti congiunturali. Per produrre crescita e posti di lavoro diventa poi fondamentale la nascita di nuove imprese innovative: con le start up generiamo nuova occupazione e nuova crescita, che a sua volta genera nuova occupazione.

C’è poi una dimensione culturale, ancora più profonda, legata al sostegno alle start up. La maggior parte dei nostri giovani è ancora convinta – perché purtroppo le famiglie, la scuola e i media hanno trasmesso questo messaggio per troppi anni – che il lavoro si riceve o, al massimo, si cerca. Dobbiamo raccontare anche una storia diversa che si sta affermando in tutto il mondo: il lavoro non solo si cerca, ma si può anche creare. È un messaggio rivoluzionario per molti giovani che un Paese come il nostro può ritrovare nelle sue radici, e che va chiaramente diffuso e alimentato con politiche di sostegno alla creazione di start up. Per creare questa iniezione di fiducia che possiamo generare nei nostri giovani dobbiamo fornire loro gli strumenti per scommettere sulle proprie capacità, accettando anche la possibilità di “fallimento”. La cultura del rischio e dell’impresa è anche accettazione di un tasso fisiologico di insuccesso che può essere la chiave per il successo di domani.

L’impatto di tutto questo sulle generazioni meno giovani è dirompente. È sempre stato normale pensare che fossero i genitori ad insegnare ai figli. O i nonni ai nipoti. Ma oggi sta diventando sempre più vero anche il contrario: sono i più giovani ad insegnare alle vecchie generazioni. Prendete solo quello che succede con le nuove tecnologie. Quante mamme e papà hanno imparato a navigare in internet o ad usare il computer grazie ai loro figli? In quanti casi è diventato chiaro che non stiamo parlando più di un luogo virtuale, ma di quel luogo reale che collega ogni famiglia e casa d’Italia con il resto del Paese e del mondo. La stessa scuola ne può essere positivamente “sconquassata”: gli “analfabeti” in tanti casi sono gli insegnanti che si trovano di fronte studenti molto più alfabetizzati di loro sulle nuove tecnologie. Contenuti e metodi di insegnamento sono da rivedere da molti punti di vista.

Il 53% degli italiani usa il computer. Significa che abbiamo un 47% di analfabeti digitali (dato 2010, fonte Eurostat). Sono andato a guardarmi i dati sull’analfabetismo – quello “classico”, inteso come non saper né leggere né scrivere – ed è venuto fuori che c’è un anno in cui risulta analfabeta il 53% delle donne e il 42% degli uomini, quindi in media il 47% degli italiani. Quest’anno è il 1901.

Il Paese ha fatto uno sforzo enorme – il secolo scorso – per abbattere questo dato, ma ci ha messo sessant’anni per portarlo sotto al 10% (1961). Centodieci anni dopo abbiamo un nuovo analfabetismo da combattere. Sapendo però che noi, oggi, non abbiamo altri sessant’anni a disposizione per colmare l’analfabetismo digitale. Perché questo analfabetismo divide il Paese in chi ha accesso alle informazioni e alle opportunità, e chi non ce l’ha. E’ la minaccia principale ad avere sempre più cittadini di serie A e cittadini di serie B. Per questo investire sui giovani e su questa dimensione culturale più profonda è fondamentale.

Partendo da tutto questo, abbiamo già portato o stiamo portando avanti tante misure complementari: abbiamo favorito l’accesso delle micro, piccole e medie imprese al mercato del credito assicurando il rifinanziamento del Fondo Centrale di Garanzia per 1 miliardo e 200 milioni di euro in 3 anni, consentendo l’attivazione di un volano di credito garantito per 20 miliardi di euro; abbiamo avviato la riforma del fisco alle imprese per premiare le aziende che aumentano il loro patrimonio e sviluppano occupazione fra i giovani e le donne;  abbiamo creato la possibilità, per chi ha meno di 35 anni, di aprire una Società Semplificata a Responsabilità Limitata (SSRL), con capitale sociale di 1 euro. Su altri fronti stiamo lavorando attivamente: penso al riordino del sistema degli incentivi, all’accesso al credito, alla nuova politica di sostegno all’internazionalizzazione.

Due aree di intervento, più di altre, mirano in maniera specifica a fare in modo che realizzare un nuovo progetto imprenditoriale in Italia non sia più un’impresa – per riprendere il titolo del vostro convegno.

La prima iniziativa è l’agenda digitale italiana. Con Francesco Profumo, Filippo Patroni Griffi ed altri colleghi stiamo lavorando sodo per far sì che l’agenda digitale possa avanzare rapidamente su tutti e sei i principali fronti: infrastrutture digitali, e-commerce, e-government, alfabetizzazione digitale, sicurezza, e smart cities. Due giorni fa si è tenuta la seconda riunione della cabina di regia, alla presenza anche della commissaria europea Neelie Kroes.

Con l’agenda digitale vogliamo creare le condizioni per un nuovo contesto “abilitante”, che permetta a tutti – e quindi anche ai giovani di talento con idee – di poter contare su un ambiente favorevole e sulla possibilità di vedere nelle nuove tecnologie non un limite ma un sostegno alle loro capacità e alla loro imprenditorialità.

In maniera ancora più mirata – ed è la seconda iniziativa chiave – abbiamo creato una Task force sulle start up innovative. L’abbiamo annunciata due giorni fa, e lunedì prossimo si terrà la prima riunione operativa.

La Task force è composta da gente in gambissima, esperti di riconosciuta competenza e, soprattutto, esperienza: imprenditori, operatori del settore, professori universitari, tra cui uno dei vostri docenti qui alla LUISS, che partecipano tutti a titolo individuale, e ha come obiettivo quello di arrivare a formulare in tempi brevi proposte organiche – amministrative, fiscali, di semplificazione burocratica, in generale di incentivi e di sostegno all’internazionalizzazione – che, tutte insieme, dovranno creare anche in Italia un ambiente nuovo che incoraggi e promuova la creazione e la crescita di start up innovative.

Il lavoro della Task Force sarà basato anche sulle migliori esperienze straniere, ma senza illudersi di importare modelli difficilmente replicabili e partendo piuttosto dall’analisi del nostro tessuto imprenditoriale e sociale.

Altro punto centrale: la Task force si occuperà anzitutto di start up legate alla web economy, con le loro specificità ed esigenze particolari. Ma nelle nostre intenzioni ci sono tante start up innovative, non necessariamente legate all’ultima application web, che meritano altrettanta considerazione e a cui abbiamo intenzione di dedicarci. Ci sono, ad esempio, le start up biotech, quelle legate a temi energetici/ambientali, le start up sociali. Ci sono le start up legate all’industria culturale – e ricordo che con Profumo e Ornaghi abbiamo firmato un manifesto importante sulla cultura come motore di sviluppo. In generale, sappiamo che l’innovazione va oltre il digitale, che l’imprenditorialità va naturalmente oltre internet e tocca anche i settori più tradizionali. Proprio per questo credo che una delle primissime riflessioni della Task Force sarà dedicata ad un esercizio di definizione dei “confini” del campo d’azione, anche per destinare al meglio i provvedimenti da adottare.

Una volta che la Task force avrà formulato le proposte, faremo ovviamente in modo che non restino sulla carta, ma che diventino un pacchetto di misure concrete. Dopo “Salva Italia”, “Cresci Italia” e “Semplifica Italia” mi piace pensare che potremmo ragionare su un provvedimento “Start up Italia”.

Mi pare anche importante che il lavoro che stiamo facendo non sia limitato a misure di policy ma sia un’occasione per il Paese di catalizzare attenzione e generare mobilitazione e progettualità coinvolgendo – nel rispetto delle responsabilità diverse che incombono a ciascuno – tutti gli attori pubblici e privati che sono collegati al mondo start up. Sto seguendo con molto interesse, ad esempio, la nascita dell’associazione “Italia Startup”, che raggruppa molti dei principali attori del mondo start up italiano – e tra i cui promotori ne ho voluti diversi nella Task Force – e da cui mi aspetto un sostegno determinante per il lavoro che dovremo fare nelle prossime settimane e mesi.

La Task Force è un esperimento, anche istituzionale, che mette insieme innovazione e pubblica amministrazione. E’ un luogo assolutamente aperto; per definizione ricettivo a  input e stimoli da parte di imprese, operatori, centri studi, associazioni, startupper, singoli cittadini. Credo proprio per questo che sia importante che la vostra expertise sul tema possa essere messa a disposizione della riflessione di sistema che stiamo facendo sulle start up. Alessandro Fusacchia, mio stretto consigliere che coordina la Task Force, si fermerà con voi per tutta la giornata ed è a disposizione per creare questo raccordo.
Grazie alla Task force, e al lavoro di sistema e all’impostazione inclusiva che intendiamo portare avanti, il tema della nuova imprenditorialità dovrà assumere sempre maggiore centralità nel dibattito pubblico italiano. Su questo noi possiamo fare molto, ma non possiamo fare tutto. Le start up hanno un ruolo chiave per la crescita, l’occupazione, e in generale lo sviluppo del nostro Paese. Raccontiamo tutti insieme l’Italia che abbiamo in mente, perché questo racconto di concreta speranza ci aiuterà a costruirla.

lunedì 9 aprile 2012

Rilancio dei borghi storici: 90 mln per Comuni e Pmi

Comuni con popolazione inferiore a 2 mila abitanti e imprese del territorio possono presentare alla Regione progetti per lo sviluppo dei borghi rurali. L’amministrazione investe 89 milioni e 749 mila
euro: i fondi sono suddivisi tra le cinque province della Campania,
33,7 milioni ad Avellino, 21,4 milioni a Benevento, 16,8 milioni a Caserta, 14,6 milioni a Salerno e 3 milioni a Napoli. “La misura mira alla riqualificazione del patrimonio culturale rurale e in particolare al recupero dei borghi rurali – spiega la Regione nel bando – attraverso interventi volti al loro miglioramento nonché alla valorizzazione del patrimonio architettonico rurale presente”
CONTRIBUTI
Variano tra 200 mila e 3 milioni di euro, a seconda che siano da assegnare a privati o a enti pubblici. I privati, nello specifico, possono ottenere fino al 65 per cento dell’investimento ritenuto ammissibile purché presentino un piano di recupero, comprensivo della tipologia d’impresa prevista, e garantiscano la partecipazione a un corso di formazione relativo all’attività da avviare. Identica percentuale è concessa per il recupero degli edifici di culto. Gli interventi pubblici, invece, beneficiano di una copertura delle spese pari al 100 per cento.
LE DOMANDEVanno presentate presso gli Stapa/Cepica nel caso di interventi da attuare nei territori di Avellino, Benevento e Caserta e gli uffici degli enti Provincia per quanto riguarda Napoli e Salerno. La documentazione allegata deve comprendere il programma unitario degli interventi e le eventuali convenzioni stipulate e sottoscritte con le imprese private

domenica 1 aprile 2012

CRISI: ecco la ricetta della Green Economy, e i 10 punti chiave della svolta secondo Steiner del 01/04/2012

Investire il 2% del PIL mondiale annuo (da 1.053 a 2.593 miliardi di dollari per una media di circa 1300 miliardi di dollari) fino al 2050 in 10 settori chiave dell’economia globale (da energia, acqua, pesca, foreste, fino al riciclaggio dei rifiuti e alla mobilità e agricoltura sostenibili) basterebbe per uscire dalla crisi economica e ambientale e avviare la transizione verso un’economia ‘verde’, basata sulla tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, l’equità sociale, l’innovazione tecnologica e con la creazione di nuovi posti di lavoro.
Un risultato che si può ottenere anche ‘dirottando’ investimenti già esistenti da settori inquinanti, i cosiddetti sussidi perversi, a combustibili fossili (che ricevono sussidi annuali tra i 400 e 600 miliardi di dollari), pesticidi o fertilizzanti.
E’ il ‘manifesto’ della green economy emerso dall’intervento di Achim Steiner, sottosegretario generale dell’ONU e direttore esecutivo dell’UNEP (il Programma Ambiente delle Nazioni Unite), durante l’Aurelio Peccei Lecture 2012, la conferenza accademica annuale intitolata al fondatore del Club di Roma,organizzata oggi a Roma dal WWF Italia e dalla Fondazione Peccei in collaborazione con UniCredit, e dedicata al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Rio+20 di giugno, sotto il titolo “Imparare a vivere su un unico pianeta”.
Nel suo unico appuntamento in Italia prima del Summit, Achim Steiner ha anticipato i principali problemi e le relative soluzioni che saranno affrontati al tavolo dei negoziati di Rio (sintetizzate non a caso nel recente rapporto sulla ‘Green Economy’ dell’UNEP). Hanno partecipato Staffan de Mistura, sottosegretario agli Esteri, Paolo Fiorentino, Chief Operating Officer di Unicredit, Roberto Peccei, presidente della Fondazione Aurelio Peccei, e Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia.
In un mondo popolato da 7 miliardi di persone (ma saremo oltre 9 miliardi entro il 2050), dove negli ultimi 25 anni il 60% dei servizi che gli ecosistemi offrono al benessere e all’economia umana è stato degradato o utilizzato in modo non sostenibile, la green economy può essere la chiave di volta per riemergere dalla crisi mondiale e programmare un’economia che non scinda il profitto da equità sociale e tutela dell’ambiente – ha detto Achim Steiner, direttore esecutivo dell’UNEP - Il Summit di Rio rappresenta un’opportunità unica per accelerare questa transizione e affermare una nuova economia globale che incoraggi e premi lo sviluppo sostenibile.”
Se perdiamo questa occasione le conseguenze attuali e future sarebbero drammatiche.
Ogni anno spariscono 13 milioni di ettari di foreste nel mondo (una superficie pari a quella della Grecia); il 24% del territorio globale, a seguito dell’uso non sostenibile, ha già risentito di declini in termini di salute e di produttività nell’ultimo quarto di secolo; alcune tipologie di agricoltura convenzionale e intensiva stanno innescando livelli di erosione del terreno a ritmi circa 100 volte superiori rispetto a quelli con cui la natura è in grado di ricreare il terreno.
Inoltre se non cambieranno le modalità di gestione del territorio, entro il 2030 più del 20% degli habitat terrestri - come foreste, torbiere e praterie - prendendo in considerazione solo i paesi in via di sviluppo, potrebbe essere convertito a terreni agricoli, aggravando così le perdite di vitali servizi ecosistemici e della biodiversità.
Nel frattempo le emissioni di gas serra continuano a crescere, spingendo il pianeta verso la soglia dei 2 °C, al di sopra della quale gli scienziati temono che i cambiamenti ambientali potrebbero divenire irreversibili.
LE PRIORITA’ SUL TAVOLO DI RIO + 20. Secondo Achim Steiner l’agenda di Rio dovrà affrontare le seguenti priorità: istituire una significativa governance ambientale, con strutture autorevoli e forti, per attuare lo sviluppo sostenibile; disaccoppiare il benessere e la crescita economica dalla crescita fisica, ottenendo una riduzione della richiesta di materie prime ed energia per la produzione di beni e servizi, una riduzione dei danni ambientali conseguenti alla crescita economica e il declino del rapporto tra l’impronta ecologica dell’uomo e la biocapacità del pianeta (oggi pari a 1,5 con previsione di aumento), in modo che il nostro utilizzo delle risorse naturali del pianeta rientri nei limiti della loro capacità di rigenerarsi; infine, Rio + 20 deve occuparsi della definizione di nuovi indicatori di benessere per superare la ristrettezza e l’inefficienza del PIL. A questo proposito, è in preparazione un documento sulla ricchezza inclusiva che, sulla base dell’indicatore ‘Adjusted Net Saving’ della Banca Mondiale, sviluppa un indicatore della ricchezza nazionale che comprende non soltanto il capitale prodotto, il capitale umano e il capitale naturale, ma anche gli ecosistemi critici. Le conclusioni sono previste prima del Summit di Rio.
I 10 SETTORI CHIAVE E LE ‘VOCI DI SPESA’.
Sono 10 i settori chiave su cui secondo Steiner si deve investire il 2% del PIL globale annuale per avviare la transizione verso la green economy:
1. Agricoltura sostenibile: 108 miliardi di dollari di investimenti
2. Efficienza energetica per l’edilizia:134 miliardi di dollari
3. Rifornimenti energetici:oltre 360 miliardi di dollari
4. Pesca sostenibile: circa 110 miliardi di dollari di investimenti, eliminando l’overfishing (il sovra sfruttamento degli stock ittici) e riducendo la capacità distruttiva delle flotte pescherecce
5. Foreste: 15 miliardi di dollari per gli ecosistemi forestali con l’ottenimento anche di importanti benefici per la lotta al cambiamento climatico
6. Industria ‘green’ (inclusa quella manifatturiera): oltre 75 miliardi di dollari
7. Turismo responsabile: circa 135 miliardi di dollari
8. Mobilità sostenibile: oltre 190 miliardi di dollari
9. Rifiuti (per esempio per il riciclaggio): circa 110 miliardi di dollari
10. Acqua (incluse le azioni per i servizi sanitari): circa 110 miliardi di dollari
In particolare per il settore energetico, investire circa l’1,15% del PIL globale ogni anno nel settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili potrebbe ridurre la domanda di energia primaria a livello globale del 9% nel 2020, e fino quasi al 40% entro il 2050 con un aumento dei livelli occupazionali di 1/5 rispetto a quanto accadrebbe in un normale scenario commerciale, in quanto le energie rinnovabili dovrebbero raggiungere il 30% della quota della domanda primaria di energia globale entro la metà del secolo. Inoltre i risparmi in termini di capitale e di combustibile per la generazione di energia elettrica, nello scenario di un’economia verde, sarebbero in media pari a 760 miliardi di dollari l’anno tra il 2000 e il 2050.
L’ITALIA: PRIMI PASSI VERSO UN’ECONOMIA ‘VERDE’. Secondo Achim Steiner, in alcuni settori l’Italia ha abbracciato la transizione verso un’economia green. Il 33% delle piccole e medie imprese italiane sta adottando tecnologie finalizzate a ridurre l’impatto ambientale, e poco meno del 50% ha avviato investimenti nel fotovoltaico, o li sta valutando, stando a uno studio pubblicato lo scorso anno da Fondazione Impresa.
L’Italia, che è già il secondo mercato al mondo per il fotovoltaico, ha prorogato al 2012 il suo regime di tariffe incentivanti e sta sostenendo attivamente l’espansione e la diffusione dei piccoli generatori eolici di potenza inferiore a 1Mw mediante una tariffa speciale. L’Italia è anche nella top ten dei paesi del mondo con il maggior numero di ettari di terreno coltivati con metodo biologico, seguendo di poco la Cina e quasi al pari con la Germania.