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Curriculum Vitae



9 commenti:

Tony ha detto...

CONDIVIDO TOTALMENTE!!

Ammiratrice ha detto...

Poteva restare anche le precedenti pillole Sig. Quagliano?

Tina ha detto...

Saggia definizione di possibili rapporti complessi. Quanti furbi che non vogliono comprendere la disponibilità degli altri.

Giovani picentini ha detto...

La interpelleremo per partecipare a programmi comunitari e sviluppare nuovi progetti sulle tematiche del suo blog.

Anonimo ha detto...

Hai fatto tutte ste cose. Si sicurrr!!

M.G. ha detto...

Vincenzo notizie dalla Fondazione?

Antonella ha detto...

Questa sezione è illegibile. Un consiglio. Snellisci il CV

La Voce ha detto...

L’articolo dei tre ministri Lorenzo Ornaghi, Corrado Passera e Francesco Profumo apparso sul Sole del 24 febbraio è un punto di partenza per chi crede nella cultura non solo come sfera di svago e trasmissione della conoscenza, ma anche come motore dell’economia del nostro Paese. In una fase recessiva in cui vanno premiate le iniziative che producono “di più con meno” acquistano un’importanza strategica le politiche per le imprese creative. “Impresa creativa” non è il semplice accostamento tra mondo delle aziende e mondo della cultura. È il modo particolarissimo in cui nascono ogni giorno in Italia delle comunità di giovani – associazioni informali e formali, società senza fine di lucro, cooperative, consorzi, studi associati – che scelgono di accettare un rischio di impresa nella produzione di cultura. A Milano, Napoli, Torino, Palermo, Trieste, Roma assistiamo alla nascita (e purtroppo spesso alla fine precoce) di centinaia di imprese culturali che trasformano gruppi di giovani utenti in giovani imprenditori, che producono cultura nel teatro, nell’arte, nel cinema, nella musica, nel design, nella moda, nell’informazione, nell’artigianato di qualità e anche nelle filiere agroalimentari. Dobbiamo molto a questo mondo diffuso e vitale che ha permesso alle nostre comunità urbane di sopravvivere a due decenni di tagli e difficoltà nelle politiche pubbliche sulla cultura. E soprattutto lo dobbiamo a questo universo fragile e propulsivo se la disoccupazione giovanile non ha ancora raggiunto vette inaccettabili nel nostro Paese.

Oggi che un governo di riformisti ha impresso una direzione nuova al Paese, si impone una svolta. Abbiamo l’occasione per avviare una politica specifica per le imprese creative italiane, cioè per tutte quelle comunità che scelgono di dividere il rischio e costruire un destino comune producendo un valore aggiunto in termini di identità simbolica e memoria collettiva. E di questa politica il primo passo dovrebbe essere la costruzione di un Osservatorio capace di mappare la realtà e di offrire visibilità a chi oggi cerca di fare cultura in Italia avendo anche la capacità di svolgere altre due azioni fondamentali che oggi solo il pubblico può fare: offrire servizi e dare reputazione. I servizi sono innanzi tutto spazi adeguati (censiti nell’immenso patrimonio di vani sfitti o invenduti delle nostre città) da mettere a disposizione come sedi fisse o temporanee per queste particolari imprese, sono sportelli per l’accesso al credito bancario e alle garanzie assicurative, reti e infrastrutture per la promozione e la comunicazione delle attività e dei prodotti. La reputazione potrebbe invece derivare dalla possibilità di accedere a hub pubblici dove i giovani che scelgono di rischiare nell’impresa culturale possono trovare ambienti (per esempio laboratori di ricerca, prototipazione, modellistica) e risorse per impegnare e verificare il loro talento. Questi hub della creatività diventerebbero – se accompagnati finalmente da una legge che riconosca statuto di impresa ai giovani che producono cultura – dei capisaldi di una nuova economia urbana e di un nuovo modello di sviluppo economico diffuso. E sarebbero il cuore di una politica pubblica che – offrendo infrastrutture e ponendosi sul lato della domanda – diventa capace di stimolare un’offerta di cultura diffusa pur in una condizione di scarsità di risorse economiche e di investimento.Stefano BoeriArticolo pubblicato sull'inserto Domenica-Cultura del Sole24Ore del 4 marzo 2012

Pino ha detto...

Complimenti...un po più di attenzione al Vallo di Diano